Il dipinto è stato realizzato dall’artista cremasco per la cappella dell’Epifania, collocata all’interno della Chiesa di San Francesco di Castelletto, situata poco sopra via Garibaldi e demolita all’inizio del XIX secolo.
Le prestigiose rovine di un grandioso edificio classico costituiscono il riparo per la Sacra Famiglia, raffigurata mentre Maria mostra il Bambino ai Magi, venuti ad omaggiarlo: oltre l’arco trionfale collocato in secondo piano, brilla luminosa la stella cometa. Questo tipo di ambientazione riveste un preciso significato simbolico, inerente la venuta di Cristo, Colui che non sono riassume in sé l’antica e la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, ma che con la Sua Parola restaura e rinnova la civiltà antica, caduta nel degrado e vittima della sua decadenza.
In questa raffigurazione, i tre sapienti sono presentati con vesti ricche e preziose, così come altrettanto raffinati sono i contenitori dei doni portati a Gesù, quasi immagini promozionali dell’artigianato orafo di cui la città andava fiera. Un discorso analogo vale per l’abbigliamento dei sapienti, espressione di quella manifattura seatiera che per secoli ha dato vanto a Genova.
La composizione è organizzata intorno alla diagonale che dalla schiena del Magio più anziano si prolunga fino al gruppo della Madonna e del Bambino, assisa su una sorta di trono elevato sugli scalini (ritorna qui il tema di uno degli epiteti della Vergine, definita “sedes Sapientiae” (Cronache, II) perché dentro di lei Dio si è incarnato); dietro Maria, nella penombra, sono raffigurati l’asino e il bue.
A lato della composizione è raffigurato san Giuseppe e ai suoi piedi è deposto il turbante con la corona appartenente ad uno dei Magi, come segno dell’omaggio dei Re, venuti da lontano, ad un sovrano più potente di loro.