Nonostante la pellicola pittorica sia danneggiata, il dipinto è uno dei risultati qualitativamente più elevati raggiunti da Perin del Vaga durante il suo soggiorno genovese, a parte il ciclo per il Palazzo di Andrea Doria a Fassolo.
Destinata all’altare della seconda cappella a destra della chiesa di San Francesco di Castelletto, l’opera fu pesantemente ridipinta e, una volta demolito il complesso monastico (1805 circa), trasferita nella chiesa di San Giorgio di Bavari.
Eliminate le ridipinture, sono emersi alcuni brani pittorici di grande qualità, come il cuscino in velluto broccato, i decori dorati sul bordo del manto azzurro di Maria, il pavimento in commesso marmoreo su cui San Domenico poggia il piede e il monogramma di Perino, apposto su uno dei gradini. La pellicola pittorica lascia inoltre intravvedere, ad occhio nudo, il raffinato disegno preparatorio delle ali degli angeli.
Il riferimento stilistico più significativo è con la Natività detta Pala Basadonne, realizzata nel 1535 per la chiesa della Consolazione e ora conservata alla National Gallery of Art di Washington.