La scena si riferisce al soggiorno in Egitto della Sacra Famiglia, episodio ben presente nei testi apocrifi. Il loro soggiorno nella cittadina egiziana di Matarea è qui trasportato in ambito fiammingo. Nel giardino interno di una casa, in primo piano, è raffigurata la Vergine, seduta su un muretto mentre, immersa in una sorta di amaro presentimento, osserva il Bambino seduto sul grembo che le porge due nocciole.
La raffigurazione è ricca di elementi simbolici: gli iris, che nei Paesi Bassi rappresentano il fiore della Vergine al posto del consueto giglio, sono anche segno della spada che trafiggerà il cuore della Vergine (Luca 2, 33-35), secondo la profezia del sacerdote Simeone; nello stesso tempo, le nocciole a lei offerte dal Bambino rappresentano un simbolo di Salvezza; la cesta con i panni e il lavoro da cucito rimandano all’attività domestica della Vergine e alla sua infanzia trascorsa nel Tempio; il lavoro di Giuseppe prefigura la costruzione della croce di Cristo; infine, l’albero di fico, riconoscibile dalle caratteristiche foglie lobate, ricorda l’albero del bene e del male, secondo una tradizione mediterranea o orientale poi soppiantata dal nordico “pomo” diventato il frutto proibito. Catheline Perier D’Ieteren ha ricondotto tutte le versioni qui presentate alla bottega di Gerard David, molto attiva nella produzione di soggetti popolari, in cui far prevalere il quotidiano degli affetti, particolarmente apprezzati da una clientela che, in una sorta di empatia tra immagini e sentimenti, amava ritrovare e riconoscere gesti e momenti della propria umanità nelle rappresentazioni della Santa Famiglia, destinate alla devozione privata.